Il giovane Holden
J. D. Salinger
Titolo originale: The Catcher in the Rye
Pagine: 249
Casa Editrice: Einaudi
Prezzo: € 12,00
Trama
Holden Caulfield è stato espulso dalla sua scuola poco prima dell'inizio delle vacanze natalizie. Inizia in questo modo l'avventura del protagonista che si protrae per qualche giorno mentre gironzola per New York, chiama e incontra vecchi amici.
(Trama scarna, ne sono consapevole ma non l'ho trovata su internet :) )
Autore
Jerome David Salinger (New York, 1º gennaio 1919 – Cornish, 27 gennaio 2010) è stato uno scrittore statunitense. È divenuto celebre per Il giovane Holden (The Catcher in the Rye), un classico romanzo di formazione che ha conosciuto una enorme popolarità fin dalla sua pubblicazione nel 1951. I temi principali nei lavori di Salinger sono la descrizione dei pensieri e delle azioni di giovani disadattati, la capacità di redenzione che i bambini hanno su questi, e il disgusto per la società borghese e convenzionale.
Recensione
“Il giovane Holden” è considerato un classico del Novecento, a buona ragione. Non conoscevo la trama di questo libro, l’ho comprato e basta. Ed è stato un buon acquisto.
La vicenda di Holden Caulfield, si svolge in una settimana, più o meno, una settimana intensa di avventure e spostamenti prima di arrivare finalmente a casa. Dopo essere stato espulso ancora una volta dalla scuola frequentata, Holden non può fare altro che tornarsene a casa, cosa che non può avvenire prima delle vacanze di Natale, altrimenti i suoi genitori scoprirebbero l’espulsione. Holden, quindi, gira per la New York fredda, in attesa. Se vogliamo andare a guardare la vicenda narrata, non è tutta questa gran cosa. Un ragazzo di sedici anni, espulso, che deve tornare a casa. Il bello di questo romanzo è tutto il resto.
Holden è un personaggio atipico che però ha quel qualcosa in più che fa sì che rimanga impresso nei lettori. Inizialmente, Holden mi stava profondamente antipatico, con questo suo atteggiamento strafottente e compagnia bella. Durante la lettura, invece, mi sono trovata ad ammirarlo, a trovarlo simpatico. Un adolescente che chiama tutti con l’epiteto “vecchio”, dato anche alla sua sorellina, la vecchia Phoebe. Holden ha questo modo di fare sui generis che lo rende uno di quei personaggi che fanno la storia. È quel modo di parlare che, cavolo, mi ha fatto dire (più volte) in un dialogo di senso compiuto l’espressione “compagnia bella”, cosa che non ho mai fatto. È tutto quel suo comportarsi e andare in giro per capire dove volano le anatre di Central Park durante l’inverno, quella sua voglia di scappare nel Vermont con la vecchia Sally e, perché no?, sposarla e starsene lì. Il punto di riferimento, la vecchia Phoebe, che con la sua saggezza infantile è un punto fermo nell’esistenza di Holden. È tutto quello che sarebbe bene definire “compagnia bella” che rende questo personaggio uno dei più incisivi che io abbia mai incontrato.
È stata una recensione atipica, me ne rendo conto, forse sconclusionata, ma non riesco a fare un resoconto del giovane Holden in un altro modo. Inoltre è anche il titolo che, alla fine del romanzo, acquista tutto un altro fascino. Il “The Catcher in the Rye” intraducibile in italiano, si comprende alla fine della lettura, dove il senso letterale e metaforico acquista un significato tale da poter affermare che sì, Holden è proprio quel Catcher in the Rye.
Holden è un personaggio atipico che però ha quel qualcosa in più che fa sì che rimanga impresso nei lettori. Inizialmente, Holden mi stava profondamente antipatico, con questo suo atteggiamento strafottente e compagnia bella. Durante la lettura, invece, mi sono trovata ad ammirarlo, a trovarlo simpatico. Un adolescente che chiama tutti con l’epiteto “vecchio”, dato anche alla sua sorellina, la vecchia Phoebe. Holden ha questo modo di fare sui generis che lo rende uno di quei personaggi che fanno la storia. È quel modo di parlare che, cavolo, mi ha fatto dire (più volte) in un dialogo di senso compiuto l’espressione “compagnia bella”, cosa che non ho mai fatto. È tutto quel suo comportarsi e andare in giro per capire dove volano le anatre di Central Park durante l’inverno, quella sua voglia di scappare nel Vermont con la vecchia Sally e, perché no?, sposarla e starsene lì. Il punto di riferimento, la vecchia Phoebe, che con la sua saggezza infantile è un punto fermo nell’esistenza di Holden. È tutto quello che sarebbe bene definire “compagnia bella” che rende questo personaggio uno dei più incisivi che io abbia mai incontrato.
È stata una recensione atipica, me ne rendo conto, forse sconclusionata, ma non riesco a fare un resoconto del giovane Holden in un altro modo. Inoltre è anche il titolo che, alla fine del romanzo, acquista tutto un altro fascino. Il “The Catcher in the Rye” intraducibile in italiano, si comprende alla fine della lettura, dove il senso letterale e metaforico acquista un significato tale da poter affermare che sì, Holden è proprio quel Catcher in the Rye.
Voto: 5/5
Nota: In particolar modo nel punto in cui Holden tenta di spronare la vecchia Sally per indurla ad abbandonare tutto e andarsene davvero nel Vermont, sembra di ritrovarsi di fronte ad un personaggio che avrebbe potuto far compagnia a Sal Paradiso e Dean Moriarty nel loro viaggio, rappresentanti della Beat generation.
Alla prossima! :)