Mani calde
Giovanna Zucca
Pagine: 250
Casa Editrice: Fazi Editore
Prezzo: € 16,50
Trama
Davide ha nove anni e proprio non ne vuole sapere di andare a comprare le cose per la scuola, la mamma insiste e quel banale tragitto tra l’abitazione e il negozio si rivelerà fatale. In coma, tra il sonno e la veglia in cui è costretto, Davide sente e “vede” le persone, distraendosi con le storie degli altri: storie di ospedale, di chiacchiere in corsia, di infermiere e lotte fra medici, come quel “dottore antipatico” che tenterà l’impossibile per salvarlo. Un legame speciale fatto di empatia e sensazioni destinate a durare si creerà fra il medico e il ragazzino: eppure il primo è un uomo schivo, scorbutico, un dio nel proprio lavoro ma incapace di gestire ogni genere di rapporti umani; l’altro è pieno di vita ma immobile su un letto.
Autrice
Giovanna Zucca è al suo esordio letterario. Lavora in sala operatoria come infermiera strumentista e aiuto-anestesista. Si è laureata in filosofia, una disciplina che coltiva con grande passione.
(estratto dal risvolto di copertina)
Recensione
Mani calde l’ho vinto ad un giveaway, per la cronaca il 15
novembre ma, dopo mille tribolazione, è finalmente arrivato a casa mia
solamente il 28 gennaio (sabato per la cronaca, con il postino che suona alle 9
di mattina). Per questo motivo, il libro ha scalato tutti gli altri che erano
in attesa (chi più, chi meno) di essere letti e si è guadagnato la pole
position. È uno di quei libri da cui non mi sarei staccata un attimo, cosa che
invece ho dovuto fare per preparare l’esame di estetica.
La storia raccontata dall’autrice è una di quelle che tocca
gli animi. Davide, un bambino di nove anni, dopo un grave incidente finisce in
coma, più vicino alla morte che alla vita. Una realtà terribile che, non
considerando niente e nessuno, ogni tanto il destino e la sorte decidono per
alcune persone. Tutto, all’interno della storia, è un andirivieni: personaggi
che ci sono e spariscono, ospedale-casa, casa-ospedale. I personaggi portanti
del romanzo sono Davide, che ci parla e ci racconta la sua esperienza con la mente,
e il dottor Pier Luigi Bozzi, il cafone malefico, allergico ai rapporti
sociali, ma bravissimo nel suo lavoro. Quando Bozzi incontra Davide, però,
qualcosa cambia. Quel moccioso rompiballe, gli comunica qualcosa e così, con un
dialogo silenzioso i due iniziano a parlare e si crea un rapporto speciale tra
il bambino malato e il dottore.
È strano recensire questo libro perché non vorrei dire
qualcosa di troppo, rovinare il piacere della lettura a qualcuno che si accinge
a farla. Il problema non è spoilerare qualcosa di importante, il libro inizia
dalla fine, è dire qualcosa che possa rovinare le emozioni che questo libro
trasmette. Il linguaggio che usa l’autrice, al suo esordio, è semplice,
scorrevolissimo e piacevole. Non abbiamo la solita caratterizzazione dei
personaggi attraverso la descrizione, ma neanche attraverso le loro azioni. I
personaggi compaiono qua e là, ora facendo questo, ora dicendo l’altro. Ogni
pagina è una scoperta, un qualcosa che si aggiunge alla personalità del
personaggio che piano piano prende forma e questo vale per ognuno di loro. Da
Davide a Bozzi, da Giulia e Paolo (i genitori del bambino) agli infermieri
della terapia intensiva che assistono il bambino, fino alla Patti (libera
professionista nel terziario avanzato).
All’interno della storia, si vive il dramma dei genitori,
che non sanno se il loro bambino sopravvivrà, che si aggrappano alla speranza;
quello dei nonni che pregano Padre Pio, affinché il loro nipotino possa
salvarsi; la vita di questo dottore scorbutico, solitario e cafone che non
guarda in faccia a nessuno, ma che con le sue mani magiche salva i casi più
disperati, non riuscendo però a costruire un rapporto umano. Ognuno di loro,
vive questa vicenda in una maniera diversa e ognuna è complementare all’altra.
Questo libro è stato per me una sorpresa. La trama, certo,
mi ha spinto a leggerlo, ma non mi aspettavo certo di potermi affezionare così
tanto a questi personaggi, a questa storia che ti trascina al suo interno.
Forse, il fatto che la storia salta da una narrazione interna ad una esterna,
da una prima ad una terza persona, da un flashback ad un’anticipazione; che i
personaggi compaiano e scompaiano così, come piace a loro, potrebbero essere
considerati dei difetti. Io penso che per questa storia siano tutti dei pregi,
che la rendono così speciale, piacevole ed emozionante.
È una storia che racconta la realtà che molti sono costretti
a vivere, è una storia di speranza, di amicizia e di forza. È una storia che sa
emozionare e coinvolgere, che non permette di posare il libro. Tutto questo è
“Mani calde”. Vi state chiedendo se ve lo consiglio? Sì, assolutamente sì.
Voto: 5/5
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