Il bosco della morte
Susanne Staun
Titolo originale: Døderummet
Pagine: 352
Casa Editrice: Newton Compton
Prezzo: € 9,90
Trama
È un medico legale di Copenhagen, brava e stimata nell’ambiente in cui lavora, ma è una donna molto sola, schiva e scontrosa, con un marito assente e un passato oscuro. La sua unica amica è Nkem, chimico forense della Scientifica, che da sempre la aiuta nelle indagini. Soltanto lei è a conoscenza di una verità inconfessabile che riguarda Maria: vent’anni prima è stata violentata, è rimasta incinta e ha abortito, ma la sua mente, stravolta dal trauma, si è inventata una figlia immaginaria. Nkem non può fare molto per l’amica, se non convincerla a trasferirsi con lei a Odense, una cittadina di provincia dove ha sede un istituto di medicina legale. E il suo sostegno si rivelerà indispensabile, soprattutto quando la Krause si troverà alle prese con l’omicidio di una diciannovenne che è stata strangolata e presenta strane macchie rosse sul collo. Quella ragazza le ricorda inspiegabilmente il frutto della violenza subita…
Autrice
Susanne Staun è nata nel 1957 a Frederiksberg, in Danimarca, si è laureata in Letteratura inglese all’Università di Copenhagen e ha conseguito anche un master in giornalismo. Ha raggiunto la fama nel suo Paese natale con una serie di romanzi polizieschi. Il bosco della morte è il suo primo libro tradotto in italiano. Per saperne di più, visitate il sito: www.susannestaun.com
Recensione
Gli scrittori del Nord Europa hanno un modo di scrivere i thriller che è ben lontano da quello dei loro cugini americani, pieni di colpi di scena e azione, come fossero dei telefilm. Loro sono più intimi e spesso i loro personaggi, nonché le intere storie, hanno risvolti psicologici e ambientazioni particolari, cupe, sempre piene di segreti. Questo preambolo per dire che, anche questa volta, non sono rimasta delusa dalla lettura di questo thriller.
“Il bosco della morte” è differente da altri thriller che ho letto e lo trovo abbastanza singolare e fuori dagli schemi. Maria Krause è la protagonista di questa storia, un medico legale che da Copenaghen decide di trasferirsi a Odense, dove lavora la sua (unica) amica Nkem, chimico forense. Maria deve eseguire l’autopsia su alcune ragazze che sono state trovate assassinate nei dintorni e l’assassino che deve stanare sembra molto pericoloso.
Se fino a qui la storia sembra trita e ritrita, lo schema classico del thriller, quello che distingue questo romanzo sono i personaggi. In particolare la psicologia della protagonista. La dottoressa Krause è quella che, osservata dall’esterno come fa il lettore, può apparire come una mente disturbata. A seguito di una violenza subita da adolescente, Maria sembra estraniarsi dall’ambiente che la circonda, spinta da desideri che definirei torbidi e cupi, una personalità segnata che non riesce a guarire.
Su due binari paralleli si sviluppano le storie della protagonista e dell’assassino. I capitoli sono intervallati dalla narrazione in prima persona della dottoressa Krause e dalle pagine di diario dell’assassino, finché si arriva all’inevitabile punto di contatto. “Quali deliri può concepire una mente malata?” questa è la tagline del libro che spicca in copertina sotto il titolo, una frase che a mio parere racchiude il significato palese e nascosto del romanzo. Una frase che riassume in poche parole tutto quello che “Il bosco della morte” vuole raccontare. Secondo me, questa frase è molto più ad effetto ed incisiva della trama che troviamo sulla sovracoperta che svia dalla vera storia raccontata dal romanzo.
Lo stile dell’autrice è all’inizio molto pesate. Le prime quaranta pagine non scorrono, non sono fluide e ciò che è raccontato l’ho trovato confuso, come se la stessa autrice non sapesse bene come districarsi. Poi la storia comincia a prendere vita con una narrazione che rispecchia la personalità e la psicologia della protagonista (essendo raccontato in prima persona). Devo dire che la storia, seppur particolare, mi ha affascinato e ho continuato a leggere finché non l’ho concluso.
Mi sono sempre piaciuti i thriller nordici, ormai ne ho letti un po’. Questo spicca per originalità, per avere dei personaggi che non sono comuni, che non sono delle persone che nella realtà definiremmo “normali”.
Consigliato a chi vuole leggere un thriller un po’ diverso, con dei personaggi che non hanno una personalità ed una psicologia spensierata, ma torbida e cupa.
Gli scrittori del Nord Europa hanno un modo di scrivere i thriller che è ben lontano da quello dei loro cugini americani, pieni di colpi di scena e azione, come fossero dei telefilm. Loro sono più intimi e spesso i loro personaggi, nonché le intere storie, hanno risvolti psicologici e ambientazioni particolari, cupe, sempre piene di segreti. Questo preambolo per dire che, anche questa volta, non sono rimasta delusa dalla lettura di questo thriller.
“Il bosco della morte” è differente da altri thriller che ho letto e lo trovo abbastanza singolare e fuori dagli schemi. Maria Krause è la protagonista di questa storia, un medico legale che da Copenaghen decide di trasferirsi a Odense, dove lavora la sua (unica) amica Nkem, chimico forense. Maria deve eseguire l’autopsia su alcune ragazze che sono state trovate assassinate nei dintorni e l’assassino che deve stanare sembra molto pericoloso.
Se fino a qui la storia sembra trita e ritrita, lo schema classico del thriller, quello che distingue questo romanzo sono i personaggi. In particolare la psicologia della protagonista. La dottoressa Krause è quella che, osservata dall’esterno come fa il lettore, può apparire come una mente disturbata. A seguito di una violenza subita da adolescente, Maria sembra estraniarsi dall’ambiente che la circonda, spinta da desideri che definirei torbidi e cupi, una personalità segnata che non riesce a guarire.
Su due binari paralleli si sviluppano le storie della protagonista e dell’assassino. I capitoli sono intervallati dalla narrazione in prima persona della dottoressa Krause e dalle pagine di diario dell’assassino, finché si arriva all’inevitabile punto di contatto. “Quali deliri può concepire una mente malata?” questa è la tagline del libro che spicca in copertina sotto il titolo, una frase che a mio parere racchiude il significato palese e nascosto del romanzo. Una frase che riassume in poche parole tutto quello che “Il bosco della morte” vuole raccontare. Secondo me, questa frase è molto più ad effetto ed incisiva della trama che troviamo sulla sovracoperta che svia dalla vera storia raccontata dal romanzo.
Lo stile dell’autrice è all’inizio molto pesate. Le prime quaranta pagine non scorrono, non sono fluide e ciò che è raccontato l’ho trovato confuso, come se la stessa autrice non sapesse bene come districarsi. Poi la storia comincia a prendere vita con una narrazione che rispecchia la personalità e la psicologia della protagonista (essendo raccontato in prima persona). Devo dire che la storia, seppur particolare, mi ha affascinato e ho continuato a leggere finché non l’ho concluso.
Mi sono sempre piaciuti i thriller nordici, ormai ne ho letti un po’. Questo spicca per originalità, per avere dei personaggi che non sono comuni, che non sono delle persone che nella realtà definiremmo “normali”.
Consigliato a chi vuole leggere un thriller un po’ diverso, con dei personaggi che non hanno una personalità ed una psicologia spensierata, ma torbida e cupa.
Voto: 3,5/5
2 commenti:
interessante
Cara Olivia, sono d'accordo su tutto. Anche il voto che ho messo io è lo stesso :)
Un caro saluto!
Mik
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