venerdì 14 giugno 2013

Sulla sessione estiva e chi sta peggio

E' da qualche giorno che sto pensando cosa scrivere qui nel blog, visto che è un po' di tempo che non pubblico niente. Avevo pensato di ragguagliarvi sulle mie ultime riletture o magari tornare scrivendo una recensione. Ho deciso invece di iniziare con un tema caro a molti in questo periodo: la sessione estiva.
In piena sessione estiva, mi sembra giusto scrivere un post a riguardo. E' un tema molto in voga soprattutto perché parlandone ci si sostiene a vicenda, condividendo (poche) gioie e (molti) dolori di questo periodo.
Dopo che è passato maggio (studente fatti coraggio), se per la maggior parte degli studenti giugno è sinonimo di vacanze, per gli universitari è sinonimo di sessione estiva, che il più delle volte si sa quando inizia ma non si sa bene quando finisce. Innanzitutto vorrei esprimere la mia solidarietà per i poveretti che hanno lezione anche tutto giugno. Mi dispiace.
Fortunatamente, io finisco le lezioni a maggio e dai primi di giugno si inizia a studiare seriamente. Sebbene i propositi di inizio semestre prevedevano di dare tutti gli esami al primo appello, finendo così il 20 giugno, ovviamente ciò non sarà così. Io studio sotto pressione, quando c'è poco tempo, altrimenti io di tempo ne perdo sempre un sacco. Così il traguardo si è spostato al 12 luglio: esame di antropologia culturale. Sebbene non mi interessi molto sapere perché gli Hutu e i Tutsi si facciano la guerra o perché se donassi un bracciale di conchiglie rosse sconvolgerei le vite a quelli che commerciano collane di conchiglie bianche nelle Isole Trobriand, mi tocca farlo.
Nonostante tutto ciò, non affronto la sessione in maniera troppo negativa, perché penso a chi sta peggio.
C'è chi ha la maturità.

Suvvia, diciamolo, la maturità è molto peggio della sessione estiva. Un giorno prima prova, quello dopo la seconda, pausa, terza prova. La terza prova è inutile che me la chiamano il "quizzone". Quattro materie e dieci risposte aperte con limite di righe non mi sembra un quiz.
Mentre si svolge il tema estraggono la lettera e così, solo per il tempo necessario, la mente si stacca dal flusso di pensieri che cercava di mettere insieme un discorso logico. Così, dopo aver contato (due volte per essere sicuri), appurato che si è il 4 luglio, si torna a scrivere. Finito il tema si tira un mezzo sospiro di sollievo, alla fine il problema è la seconda prova: matematica. Sono questi i momenti in cui mi sono chiesta perché ho fatto lo scientifico con il potenziamento di matematica, visto che la prova è più difficile rispetto al tradizionale. Ma non si può tornare indietro! E allora si passa un pomeriggio di ripasso matto e disperatissimo da far invidia a Leopardi, anche se i giochi ormai sono fatti. Anche la seconda prova è andata. Male. Ma non ci si può abbattere, cosa c'è di meglio che fare un mega ripasso per la terza prova? Terza prova, quattro materie al buio. Si pensava a filosofia, c'è storia. Arte e il futurismo. Fisica, santo cielo! E inglese, il punto fermo. Passati gli scritti, manca l'orale.


Grazie al cielo la presentazione funziona, 13 minuti e mezzo per la tesina, i filmati non vanno in crash e tutto sembra andare per il meglio. Durante il ripasso è un alternarsi tra fisica e scienze, terremoti ed elettroni. Il tutto ripetuto a squarciagola, come al solito, così si erudiscono anche tutti i vicini di casa. E alla fine arriva anche il giorno dell'orale.
Dopo la presentazione della tesina, andata liscia come l'olio, è il momento della verità. Ovviamente parto dalle materie umanistiche e dopo un'ottima domanda che collega italiano e latino, mi spiazza il prof. di filosofia (fortunatamente interno!) sull'arte per Schopenhauer. Io speravo Kierkegaard: uomo estetico e uomo etico, cosa potrebbe esserci di meglio? E poi Coleridge e Kubla Khan, Joyce e Eveline, per finire con "Marcella" di Kirchner prima di passare alla parte scientifica. Paura, momenti di terrore: nonostante la classificazione dei minerali sia stata spiegata ad ottobre, io non l'ho mai imparata. Non perché sono un'amante del pericolo, ma perché non mi è mai rimasta in testa. Passata scienze rimangono fisica e matematica, correzione della terza prova e calcolo combinatorio.
Saluti e baci, meno di quaranta minuti e tutto è finito. La mia maturità si è conclusa.

Dopo due anni ricordo la maturità come se l'avessi fatta ieri. Non c'è nessun esame universitario che mi ricordi come ricordo il periodo della maturità. In quattro giorni ti giochi cinque anni di lavoro, ecco perché mi ricordo addirittura le domande dell'orale di maturità. E' la fine, la casella prima del traguardo, dove al posto di "arrivo" c'è scritto "diploma".
Per questo la mia solidarietà va tutta ai maturandi, secondo me nessuna sessione può battere la maturità.
Per la cronaca, in scienze mi hanno chiesto i moti millenari della Terra, pensare positivo aiuta.

In bocca al lupo a tutti i maturandi, in particolare a Michele! :)