venerdì 27 gennaio 2012

Il Giorno della Memoria

Mi sembra giusto, scrivere un post per ricordare il Giorno della Memoria. Da librofili (e cinefili) quali siamo, abbiamo l'ooportunità di leggere molte testimonianze che i sopravvissuti hanno scritto per non farci dimenticare questo avvenimento. Negli ultimi anni, molti superstiti stanno raccontando la loro storia, cosa che per svariati motivi personali non avevano ancora avuto la forza di fare. Da testimonianze quali "Diario" di Anne Frank o il celebre "Se questo è un uomo" di Primo Levi fino ad arrivare a titoli più nuovi, è possibile ripercorre, con gli occhi e la voce di chi l'ha vissuta, l'esperienza dei campi di concentramento e di sterminio. Alcuni ce l'hanno fatta. Altri no.Se con i loro racconti ci hanno fatto emozionare, i filmati in bianco e nero realizzati dai soldati americani al momento della liberazione ci fanno inorridire. Tanti con la settima arte hanno portato sul grande schermo storie legate all'Olocausto da "Il Pianista" di Roman Polanski a "Schindler's List" di Steven Spielberg, fino all'italianissima "La vita è bella" di Roberto Benigni. Solo alcuni titoli per dimostrare quanto sia sentito e forte il ricordo di quanto è successo.
"Per non dimenticare", è questo il più delle volte la frase che ricorre durante le celebrazioni del Giorno della Memoria. Semplice e incisivo, sicuramente in quelle tre parole sono racchiusi tutti i messaggi che con molte manifestazioni si vogliono lanciare.

L'anno scorso (precisamente il 30 Gennaio), ho visitato il campo di Auschwitz (Auschwitz I e Birkenau). In occasione di una celebrazione per il Giorno della Memoria di quest'anno, mi è stato chiesto di scrivere brevemente le impressioni, dei pensieri riguardo il campo di Birkenau. Ho deciso di portare quello che ho scritto anche qui sul blog, corredando lo scritto con delle foto che ho scattato personalmente al campo di Auschwitz II. Avrei potuto scrivere molto di più, ma spero che, in ogni caso, le poche parole che ho scritto possano trasmettervi qualcosa.

La porta di ingresso al campo di sterminio di Birkenau

Il campo di Auschwitz II, meglio conosciuto come Birkenau, è la parte del complesso che colpisce maggiormente. È il campo di sterminio.

Si entra a gruppi, ognuno seguendo la propria guida, passando sotto la grande porta vista in tante fotografie. Oltre il cancello il campo sembra estendersi all’infinito e ciò che domina tutto è il silenzio, rotto da qualcuno che alza troppo la voce non rendendosi forse conto di dove si trova. Il filo spinato corre tutt’intorno e compare ovunque, una cornice che racchiude quello spazio immenso. Tutte le baracche sono vuote ed è difficile immaginare che all’interno potessero “viverci” centinaia di persone. Spazi angusti, ristretti, malsani. Le bestie avrebbero avuto delle stalle migliori.



Una delle baracche in cui vivevano centinaia di persone


Il filo spinato che circonda il campo, sullo sfondo altre baracche
Se c’è una cosa che colpisce è il freddo. È un freddo reale o è più che altro psicologico? Coperti all’inverosimile con sciarpe, guanti e cappelli, abbiamo freddo. È incredibile che qualcuno sia sopravvissuto solamente con un “pigiama a righe” al gelido inverno polacco. Forse, è ancora più incredibile che qualcuno sia sopravvissuto. Proseguendo all’interno del campo, seguendo i binari che lo separano esattamente in due parti, si incontra un “vagone”, lasciato come testimonianza. È un carro bestiame? Per il trasporto merci? No, trasportavano esseri umani. E per fortuna che ci eravamo lamentati del nostro viaggio in treno! Altre centinaia di persone, compresse in un piccolo spazio, per giorni viaggiavano in piedi, senza vedere la luce del sole. Oltre il carro, abbandonato sui binari, si vede il memoriale, costruito per ricordare tutte le vittime di quel campo. Molte targhe ricordano lo sterminio, tante lingue si susseguono per testimoniare che questa strage è universale, che ha colpito tutti. Corone di fiori di vari Paesi ricordano i propri morti e a lato, di sfondo, le neve ricopre le macerie dei forni crematori, che inutilmente sono stati fatti esplodere, per cercare di cancellare le tracce di una strage che non può essere dimenticata.

 
Il "vagone" che ha trasportato alcuni dei prigionieri. Il vagone è stato donato al
campo di Auschwitz e posizionato dove i prigionieri venivano fatti scendere.

Il filo spinato non delimina solo il campo da ciò che è fuori, ma anche
alcune aree all'interno del campo stesso.

Giriamo a lungo per il campo e quest’atmosfera cupa, irreale, pervade ogni angolo di quel luogo. Ci si domanda, dopo aver visto di persona Birkenau, come possano alcuni sostenere che lo sterminio non sia mai avvenuto. Lasciando il campo si fanno tante domande: chi a se stesso, chi ai compagni. Si sale sul pullman, si torna in hotel: a fare una doccia calda, a mangiare, a rilassarsi. Birkenau anche per oggi ha chiuso i cancelli. Noi siamo tutti fuori, pronti per continuare a vivere. Purtroppo per molti, Birkenau è stata l’ultima cosa che hanno visto.

Sullo sfondo la porta d'ingresso al campo di Birkenau.

2 commenti:

Luigi87 ha detto...

bel post complimenti

Tiziana ha detto...

Sulla tua testimonianza riguardo alla visita al campo di concetramento non dico nulla pechè si commenta da solo (in senso buono eh!).
Tra i film sull'Olocausto posso suggerirti anche "LA Tregua" (sempre tratto da Primo Levi); Train De Vie- un treno per la vita, "Rosenstrasse", "La rosa bianca- Sophie Scholl".